Javier Deferrari (1978) inizia gli studi in architettura all'Universidad di Buenos Aires. Nel 2002 si trasferisce a Milano dove successivamente si laurea al Politecnico. Nel 2006 dopo un’esperienza in Sudafrica, inizia una collaborazione con RRC Architetti di Milano, sviluppando progetti residenziali in Italia e all'estero. Nel 2008 inizia a collaborare con lo studio di Stefano Boeri, che lo porterà a impegnarsi a La Maddalena nel progetto di riqualificazione dell’Ex Arsenale Militare.
RACCONTATECI QUALCOSA DI VOI: CHI SIETE, PERCHÉ E COME VI SIETE AVVICINATI AL MONDO DELL’ARCHITETTURA
L'idea dello studio nasce a Milano mentre stavamo collaborando con lo studio di Stefano Boeri, poi si sviluppa e si concretizza a Firenze dove nasce DEFERRARI+MODESTI. Uno studio multidisciplinare che ha come obiettivo una nostra personale ricerca che spazia in diversi ambiti e che ci ha permesso di sviluppare progetti di architettura, allestimento, interni e design.
Siamo nati e cresciuti in due continenti diversi, ciascuno con il proprio bagaglio culturale, abbiamo poi sviluppato esperienze lavorative molto distanti tra loro. Questo ci permette di essere complementari, apportando ciascuno il proprio approccio, la propria visione e le proprie conoscenze nello sviluppo del progetto.
Lavinia si laurea infatti in architettura presso la Facoltà di Architettura di Firenze con una tesi sulle sedie pieghevoli, con Enzo Mari come relatore esterno. Inizia così la sua attività professionale, lavorando a Milano come sua assistente, collaborando a progetti per elementi di arredo, componenti per ufficio e multipli d’arte. Prosegue la sua esperienza collaborando con lo studio Actar-Arquitectura di Barcellona, poi di nuovo a Milano con lo studio Caruso-Mainardi ed infine con Boeri Studio.
Javier inizia gli studi in architettura all'Universidad di Buenos Aires. Nel 2002 si trasferisce a Milano dove successivamente si laurea al Politecnico. Nel 2006 dopo un’esperienza in Sudafrica, inizia una collaborazione con RRC Architetti di Milano, sviluppando progetti residenziali in Italia e all'estero. Nel 2008 inizia a collaborare con lo studio di Stefano Boeri, che lo porterà a impegnarsi a La Maddalena nel progetto di riqualificazione dell’Ex Arsenale Militare.
RITENETE DI AVERE UNO STILE SPECIFICO?
No, non riteniamo di avere uno stile, ma un approccio che si riflette in un linguaggio comune a tutti i nostri progetti.
QUALI SONO I VOSTRI RIFERIMENTI NEL MONDO DELL’ARCHITETTURA E DEL DESIGN?
I nostri riferimenti sono molteplici, guardiamo con attenzione e passione al lavoro sia dei maestri del passato che ai nostri attuali colleghi. Prouvè, Eames, Scarpa, Albini, Sottsass, Mari, solo per citarne alcuni, ma anche Morrison, Bouroullec, Grcic...etc…Studiamo il lavoro di molti progettisti, osserviamo le soluzioni che di volta in volta hanno individuato, il linguaggio adottato, la forma ottenuta alla fine di un lungo processo. Ma di alcuni di loro, non amiamo solo le opere, ma anche il pensiero, l'approccio progettuale, la loro visione del mondo, la loro umanità. Enzo Mari, tra questi, è sicuramente uno dei nostri riferimenti.
COME VALUTATE L'ARCHITETTURA ED IL DESIGN ODIERNI?
Pensiamo sia impossibile poter esprimere una valutazione generale dell'architettura e del design odierno, tanti e diversi sono i risultati nei due campi. Noi guardiamo con interesse ai progetti che rispondano all'esigenza per la quale sono stati concepiti, che non si impongano con forme altre da quello scopo, che rispondano ad un'idea di equilibro e bellezza, che siano portatori di significato.
COME RACCOGLIETE LE VOSTRE ISPIRAZIONI?
Sono varie le fonti delle nostre ispirazioni, guardiamo al mondo dell'arte, attingiamo da esperienze acquisite durante i viaggi, dallo studio dei maestri dell'architettura e del design, ma spesso anche dall'osservazione del nostro quotidiano.
LA RETE È DIVENTATA UNO STRUMENTO FONDAMENTALE, ANCHE IN AMBITO PROFESSIONALE. IN CHE SENSO LO È PER IL MONDO DELL’ARCHITETTURA?
La rete è una fonte inesauribile di informazioni, conoscenze e stimoli ma, come tutti gli strumenti, va utilizzata con consapevolezza, altrimenti può portare ad un processo di omologazione e appiattimento di contenuti.